articolo tratto da http://www.mudandsnow.it/
Prima di correre per sentieri pensavo che la salita fosse
l’elemento chiave.
Poi, 10 anni fa, incontrai colui che mi aveva portato a
sognare il trail running, Marco Olmo, il quale mi disse:
“Io mi alleno più per la discesa che per la salita.”
Ricordo ancora una gara in Valle d’Aosta di 100km 6000D+,
a metà mi trovavo intorno alla centesima posizione. Al traguardo arrivai
15esimo.
La discesa nel trail e nell’ultra-trail è tutto.
Se sei bravo, è lì che puoi fare la differenza e
recuperare tutto quello che hai perso in salita.
È difficile spiegare come si fare ad andare in discesa e
come allenarla, perché dipende da molti fattori.
“La discesa nel trail e nell’ultra-trail è tutto.”
Ogni atleta ha un modo più congeniale di scendere, a
seconda del proprio peso e stile di corsa; io penso che sia una dote naturale,
ma in qualche modo anche allenabile.
Come prima cosa, consideriamo il fattore paura: la
discesa in natura, che spesso avviene su fondo sconnesso, fangoso e scivoloso
può incutere timore.
Secondo me questo è l’ostacolo principale…. come si
combatte la paura?
La risposta è: allenandosi.
Lasciandosi andare sempre più e sperimentandola in
qualsiasi condizione: con fango, foglie, pietre bagnate si acquisisce più sicurezza.
Può succedere di cadere, devi metterlo in conto. Altrimenti
hai sbagliato disciplina.
Per farti un’idea, dai un occhio a questo video.
Molto importante è scegliere la scarpa giusta, che in
certe condizioni può essere un fattore molto limitante oppure di forte aiuto. Io
mi alleno anche al buio e se posso accendo la luce frontale il meno possibile.
Cerco di abituarmi a vedere in tutte le situazioni di
luce e ad ascoltare i miei piedi.
Si, i piedi sono fondamentali per buttarsi al meglio.
Uso la tavoletta propriocettiva non solo per rinforzare
le caviglie ma per ascoltare il piede.
Non vedo bene le scarpe a suola alta che da tempo vanno per
la maggiore. “I trampoli lasciamoli al circo.”
Prendiamo ad esempio le scarpe d’arrampicata o le pedule
da montagna: il terreno va sentito, ascoltato. Avere una buona suola non
significa non sentire il terreno e stare a 20mm sopra di esso.
Allenata la paura c’è poi la tecnica, una dote naturale
come dicevo prima quella di scendere, gli atleti agili magri e reattivi sono
avvantaggiati.
In inverno lavoro molto con i piedi: saltelli, corda,
spostamenti rapidi e poi metto tutto in pratica sul campo.
Più veloce e agile riesci ad essere con i piedi più
riuscirai a scendere veloce. Sarai in grado di aggirare gli ostacoli e
rischierai meno di scivolare.
Questo perchè meno tempo stai su un ostacolo, ad esempio
un sasso scivoloso, meno hai possibilità di cadere.
Ogni tipo di fondo
ha la sua tecnica congeniale.
La discesa è la disciplina che amo di più, mentre vai giù
,balzi,vai veloce di gambe e devi guardare dove metti i piedi, dove li dovrai
mettere e anche il sentiero. Ecco perchè è importante la sensibilità del piede,
perché dobbiamo riuscire a non guardare sempre dove mettiamo i piedi , per
avere una visone completa di quello che stiamo facendo.
Concentrazione. Ci vuole tanta concentrazione e anche
molto controllo.
Può capitare di sbagliare, di prendere una radice,
scivolare su una pietra.
Ma più sei veloce di gambe, più sei in grado di prendere
in mano la situazione e non cadere.
Io alterno questa tecnica ad una che è più devastante
muscolarmente e che puoi usare solo se hai predisposizione di buoni
quadricipiti e molto allenamento.
Utilizzando la tecnica più muscolare, tibiali e
quadricipiti si riempiranno a tal punto che comprometterai pure la salita; gli
atleti più pesanti e meno agili saranno più portati a scendere in questo modo
anche senza allenamento, ma sicuramente è una tecnica più dispendiosa dal punto
di vista muscolare.
La mia tecnica consiste nel buttarsi giù a “cinghiale”
e balzare come se fosse una corsa ad ostacoli; mentre
sono in volo ho tempo per vedere dove mettere l’altro piede e rimbalzare.
Se sbaglio un appoggio, ho la fase di volo per aggiustare
il tiro.
In tutto questo, il minimo comune denominatore è il
controllo; se abbiamo fatto un buon allenamento muscolare riusciremo ad avere
il controllo di noi stessi e mettere in pratica anche le varie tecniche.
Alla fine di un ultra-trail, dove si è sfiniti, si
cammina anche in discesa perchè i dolori e la stanchezza non ci permettono di
essere lucidi e di saltare per superare gli ostacoli.
Ricordiamoci che senza allenamento la discesa diventa un
arma a doppio taglio perché può diventare poco divertente e in alcuni casi
anche pericolosa.
Se invece siamo allenati e concentrati, i sentieri
diventano un grande luna park e non smetteremo mai di divertirci scendendoli ‘a
bomba‘.
Gianluca Di Meo | Atleta Mud and Snow
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